WEEKEND SILOE

CON LA COLLABORAZIONE

 

Nei giorni 20-21-22 ottobre 2017 è stato organizzato il weekend SILOE grazie a 3 seminaristi del Seminario di Treviso che ha coinvolto le quattro parrocchie della collaborazione: Fonte, Onè, Paderno e Fietta.

Sono stati tre giorni spiritualmente importanti conclusi la domenica con l’incontro di tutti i genitori e ragazzi del catechismo.

Durante la mattinata sono stati toccati punti fondamentali per il cammino dei ragazzi. Ecco alcuni spunti di riflessione:

i genitori erano presenti all’incontro per i loro figli e grazie ai loro figli potevamo andare in profondità su alcuni aspetti fondamentali del loro cammino, mettendo in risalto degli aspetti della vita: il tanto lavoro può creare una distanza tra marito e moglie o tra genitore e figlio; l’assenza di un riferimento spirituale; il modo di vivere che conduce all’ avere o all’ essere.

I genitori, già da appena nati i loro figli, si sono impegnati nei loro confronti a coltivare assieme a loro una relazione viva con il Signore. La catechesi, la confessione, la comunione, la cresima possono essere un’opportunità per porci con seria attenzione di fronte al proprio figlio ed entrare nella sua vita con uno sguardo più attento. I seminaristi hanno cercato di riflettere con i genitori circa l’opportunità che la catechesi offre alla loro vita e circa la relazione genitori-figli come relazione essenziale per la formazione della coscienza di un figlio e per la sua vita di fede, ma anche come opportunità per i genitori stessi.

Sono partiti dal test del Vangelo; sull’unico episodio che vede protagonista la famiglia di Nazareth al tempo in cui Gesù aveva circa 12 anni.

 

Dal Vangelo di Luca 2,43

I suoi genitori si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.

Ed ecco altre riflessioni:

 

1. LA CONSUETUDINE DELLA FESTA

La consuetudine diventa OCCASIONE di novità e di sorpresa.

Pensiamo al catechismo dei figli. La vita cristiana, anche se su molti fronti il costume sta cambiando, qui da noi ha ancora forte la consuetudine che molti ragazzi del paese facciano insieme alcune tappe anche sacramentali. Come Maria e Giuseppe ci si trova a “portare a Gerusalemme” i propri figli: tutto può apparire scontato perché consueto, sarebbe bello che grazie ai figli anche i genitori si risvegliassero invece con qualche nuova scoperta, qualche nuovo stimolo. La riscoperta di una fede più intensa e viva o un nuovo passaggio nella relazione con il proprio figlio.

 

2. SENZA CHE I GENITORI SE NE ACCORGESSERO

Gesù rimane a Gerusalemme, da un’altra parte rispetto a quello che credono i genitori.

C’è qualcosa che succede nei nostri figli e di cui spesso non ci accorgiamo o non ci diamo peso: la formazione della loro coscienza e il vantaggio che hanno nel relazionarsi con Dio rispetto a noi adulti. Qui Gesù dimostra in modo chiaro di esser ben formato già a 12 anni, sa già quello che vuole e non lo sa semplicemente per capriccio, ha già capito ciò che per lui è bene.

Il Vangelo qui è chiaro, anche Maria e Giuseppe, riflettevano molto su cosa fosse bene per Gesù, così come i genitori di oggi si confrontano sul bene dei loro ragazzi, a volte sopravvalutando le loro capacità, altre volte sottovalutandoli; e forse Maria e Giuseppe, con Gesù, hanno sperimentato quest’ultima possibilità. Non che Gesù fosse un Superman … ma senza dubbio li ha spiazzati! Anche i figli hanno delle potenzialità che a volte ci sorprendono.

La coscienza di un figlio, si forma nel quotidiano della vita, nei primi 10 anni. In Seminario ci sono dei ragazzi che per loro scelta hanno deciso di entrare in comunità ragazzi, certamente con il consenso e l’appoggio dei loro genitori, che rimangono i primi e principali educatori. La libertà del ragazzo non è neutra. Quando arrivano in seminario la loro coscienza è ancora in fase evolutiva (si parla di età evolutiva) però ha già basi consolidate e le basi derivano essenzialmente dalla famiglia.

Importanza del “se non ritornerete come bambini” …

Spesso si dice che sono gli adulti a dover insegnare a vivere ai bambini e ragazzi.

Si possono verificare però, delle situazioni in cui avviene l’esatto contrario, situazioni in cui sono loro che, con grande meraviglia, insegnano a vivere agli adulti.  Senza accorgersi i figli insegnano a vivere ai genitori!

 

Si è parlato della differenza tra educatore vasaio e giardiniere.

Quelli che tradizionalmente sono considerati i due estremi opposti dell’essere educatore possono essere ben rappresentati dall’immagine del vasaio e del giardiniere.

L’educatore che ha scelto come riferimento l’immagine del vasaio vuole formare il giovane: interviene, impartisce ordini, lancia delle sfide, ricorre alla disciplina, crea spazi di libertà per prepararlo all’indipendenza, e anzi lo spinge con fermezza verso l’autonomia e la libertà. Chi invece si rifà all’immagine del giardiniere, si preoccuperà piuttosto a far sì che il giovane trovi quelle condizioni che ne favoriscono la crescita: egli preferirà incoraggiare piuttosto che pretendere e interverrà con minore frequenza, confidando che il giovane sia capace di autodisciplina e quindi necessiti di un minor numero di imposizioni e di un’autorità meno severa.

Vasaio e giardiniere presentano due stili educativi legittimi, che tuttavia raramente si presentano in forma pura. Entrambe le forme nascondono dei pericoli: lo stile del vasaio può degenerare in un’educazione autoritaria, quello del giardiniere in una non-educazione.

 

Il contributo di Adulti cristiani

Relazioni adulte fra adulti, per considerare il ragazzo, il bene da custodire, non il legame che si ha con lui. Questo è fondamentale per generare una persona, non per un modello di individuo, e quindi si possono creare le condizioni di libertà perché lui possa essere protagonista della propria vita.

 

Preghiera: Un ragazzo che è in comunità giovanile

Signore,

perdonami per tutte le volte che ho risposto SI’ alla tua Parola

per poi comportarmi in modo contrario.

Perdona quelle volte che ho creduto in te

per poi arrendermi alla prima difficoltà;

Signore liberami dal mio peccato e lavami dalle mie colpe.

Insegnami Signore a non attaccarmi troppo alle cose

e rendi il mio animo sempre disponibile a rinunciare a qualcosa di mio per darlo agli altri.

Rendimi coraggioso dinnanzi alle difficoltà che trovo nel cammino con te.

Dammi, o Signore, la volontà di reagire alle parolacce,

all’ indifferenza, alle nuove mode e di donarmi a te con gioia e allegria. Amen

Come possibile fare tutto ciò?

 

Così ci risponde Papa Francesco

L’evangelizzazione dei giovani è la missione che lo Spirito Santo vi ha affidato nella Chiesa. Essa è strettamente congiunta con la loro educazione: il cammino di fede si innesta in quello di crescita e il Vangelo arricchisce anche la maturazione umana. Dobbiamo sperimentare nuovi linguaggi, ma ben sapendo che quello del cuore è il linguaggio fondamentale per avvicinarsi a loro. Grazie a Dio voi non vivete e non lavorate come individui isolati, ma come comunità: e ringraziate Dio di questo! La comunità sostiene l'educazione ma c'è bisogno di comunicazione profonda e di relazioni autentiche. La forza umanizzante del Vangelo è testimoniata dalla fraternità vissuta in comunità, fatta di accoglienza, rispetto, aiuto reciproco, comprensione, cortesia, perdono e gioia.